Conte perde un’altra occasione per fare il premier.

Quando oggi Federcongressi&eventi ha presentato la richiesta di non chiudere il comparto delle fiere, dei congressi medici, degli eventi e ha chiesto ufficialmente un tavolo di trattativa per stabilire le regole per continuare a lavorare, in redazione qualcuno ha sollevato gli occhi con la speranza che Conte facesse davvero il premier. Che dicesse al suo comitato di paurosi scienziati che la risposta è politica, non medica. Che l’economia non può fermarsi. Io ero in silenzio, Da buon salmone sapevo che risalire la corrente è cosa da duri, da persone o animali abituate a lottare per sopravvivere. Conte non ha mai dovuto lottare. Lo hanno messo lì e lì deve rispondere a chi gli detta le agende e i ritmi oltre alle decisioni da comunicare. Non da prendere. Lui non sa cosa vuol dire prendere una decisione di suo pugno. O forse non lo può fare.

E così abbiamo chiuso tutto. Massacrato ancora una volta chi lavora, fregandosene di chi muore (tranne di Covid, conclamato o meno) e questa volta non riceverà neppure più aiuti. E infatti a domanda precisa, risponde che non ci sono più risorse, non ci sono soldi e che tutti si arrangino. “È finito il tempo degli aiuti a pioggia” ha detto. Da questo momento, quindi, sarà una lotta di tutti contro tutti.

La conferenza stampa di questa sera non aggiunge nulla alla narrazione storica di un governo incapace di prendere decisioni serie che non siano demagogia. Si doveva trovare una colpa ed un colpevole: lo hanno trovato. Il mondo della comunicazione, che non sia virtuale. Lo dice chiaramente Conte: dovranno virtualizzarsi le scuole, le università, le conferenze, i congressi. Tutti e tutto davanti a un video. In case, isolati e soli. Perché questo è quello che sarà il futuro. Basta convegni, basta incontri, basta viaggi. A tempo indeterminato. Per cui anche il turismo e il comparto viaggi dovrà sperare nei miracoli e non pensare neppure per sbaglio di poter programmare una stagione di vendite per Natale. …”io non faccio previsioni -ha detto- e affrontiamo il momento e poi decideremo se si potranno riprendere le attività di svago”. Perché il Presidente del Consiglio non eletto, non considera il turismo un business o un asset nazionale, non considera la ristorazione una attività economica ma una “attività di svago”. D’altro canto cosa aspettarsi da uno che aveva definito “attività sacrificabili” i saloni delle estetiste, dei parrucchieri e le palestre (sub judice per una settimana)?

La conferenza stampa di questa sera non ha sorprese. Non aggiunge nulla di nuovo alla totale incapacità di un premier di prendere, almeno una volta, una decisione. Si appella ai suoi, ringrazia il “Il CTS che ci aiuta ad avere chiarezza”, ricorda che le misure più efficaci restano “le mascherine e l’igiene delle mani” mentre ricorda di non abbracciare amici e parenti e non abbassare la guardia con loro. Abbiamo atteso una intera domenica per sentirci dire cose che potevamo benissimo immaginare e già erano state fatte trapelare. Il Conte mascherato che orgogliosamente si vanta di produrre 20 milioni di mascherine al giorno come se questa fosse la soluzione ad ogni pandemia, non aggiunge nulla alla narrazione di un periodo in cui ogni volta perde l’occasione di fare il Churchill che vorrebbe essere e cui in modo impietoso si è paragonato.

Siamo a un altro lockdown; non totale e non governato da Palazzo Chigi, perché in questo modo non se ne assume neppure la responsabilità. Lo lascia fare alle regioni e alle città che potranno addirittura chiudere strade e quartieri dove ci si affolla in pericolosi assembramenti. Siamo ad un’altra conferenza stampa in cui sono riusciti a far perdere dignità anche ai giornalisti. Una volta ci si alzava in sala stampa, si dicevano nome e cognome, testata di appartenenza. E poi si porgevano le domande. Adesso si passa dal Casalino che, non potendo far vedere la mutanda come al GF pensa di recuperare voti per non essere buttato fuori dalla “casa” e mostra il petto dalla camicia aperta (anche in questo una pessima caduta di stile dai direttori di ufficio stampa in ruoli istituzionali, ma evidentemente al Conte va bene così).

Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia. Non ricordo dove l’ho letto. Ma questa sera sono certo di essere sano mentre vedo sempre più malati incapaci anche solo di prendere una posizione definita.

Ah già, gli eventi. E per loro? De profundis.

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